Credo assai poco alle giornate celebrative, ma oggi è giusto ricordarne una tra le più importanti, almeno sulla carta. Si tratta della XXV edizione del World Water Day, la Giornata Mondiale dell’Acqua, una ricorrenza istituita da Un-Water, l’ufficio inter-agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’acqua dolce e delle problematiche ad essa connesse.
Nata nel 1992, all’interno delle direttive dell’Agenda 21, risultato della conferenza di Rio sull’ambiente, è una ”festa” che viene interpretata ogni anno secondo un tema diverso, ma sempre con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni inerenti questa indispensabile risorsa ed anche con lo scopo di stimolare i vari paesi del Mondo ad attivare azioni concrete.
Per l’edizione 2017 l’argomento proposto a livello mondiale è il Wastewater. Con tale termine si indicano i reflui che vengono scaricati nei corpi d’acqua dagli impianti di depurazione civili e industriali, in senso più ampio tutte le acque inquinate che raggiungono le acque superficiali. E come sappiamo si tratta di una questione drammatica che è in costante peggioramento, a livello mondiale, mediterraneo ed anche nazionale, nonostante i depuratori e le leggi che pure ci sono. E se, almeno in Italia, il trattamento delle acque reflue (ovvero quelle fognarie) vede un leggero miglioramento generale rispetto agli scorsi decenni, non migliorano invece le situazioni legate alle varie contaminazioni chimiche ed all’accumulo di rifiuti non biodegradabili, a cominciare dalla plastica.
Lo stato di salute delle nostre acque
Nelle acque del solo mar Mediterraneo ogni giorno vi finiscono 731 tonnellate di rifiuti plastici, con previsioni che, se si mantenessero i trend attuali, vedrebbero questi valori raddoppiare entro il 2025! Già oggi il Mare Nostrum e le sue spiagge sono considerate da diversi esperti come una delle zone più critiche per quanto riguarda la spazzatura marina. Il 95 % della quale è appunto plastica. E anche se in assoluto la quantità alla deriva nel Mediterraneo è più bassa di quella negli oceani , la concentrazione (pezzi per chilometro quadrato) in alcuni punti delle sue acque è tra le più alte del mondo, alla faccia delle bandiere blu della Goletta Verde! Persino maggiore di quella del Pacifico, che ospita la famosa Great Pacific garbage patch, la mega-isola di spazzatura galleggiate scoperta di recente.
Del resto la plastica impiega secoli per sciogliersi completamente, per cui possiamo dire che tutta la plastica sin qui prodotta è ancora in circolazione da qualche parte, escludendo la poca recuperata o quella smaltita negli inceneritori. Mentre solo nelle acque degli oceani e dei mari di tutto il mondo si stima che vi finiscano ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica ( e per darvi un’idea, una tonnellata formata da bottiglie di plastica da 1,5 lt. è costituita da 30.000 pezzi!).
In mare, nei laghi o nei fiumi, dove comunque vi è l’azione della corrente unita a quella del sole, la plastica si sminuzza, formando una sorta di brodaglia che solo in parte galleggia, mentre una frazione sprofonda sui fondali. Come poi sappiamo molti organismi marini di maggiori dimensioni finiscono con l’ingoiarne parti o pezzi interi (almeno 170 le specie censite con questo problema), arrivando anche a morirne.
Acqua: come fare per salvarla
A questo punto cosa possiamo fare, ognuno nel nostro piccolo ma concretamente, per cercare di invertire questa drammatica situazione? Utilizzare meno contenitori di plastica, partecipare alla raccolta differenziata, non gettare mai (dico mai) plastica in acqua e raccogliere quella che si incontra durante le gite al mare o al lago. E poi parlare con le persone, scrivere, “stare addosso” alle autorità, cominciando da quelle del nostro comune (per esempio chiedendo al sindaco verifiche su dove effettivamente va a finire la plastica della raccolta differenziata).
E battersi con ogni mezzo per salvaguardare le sempre più rare situazioni di acqua pura, come le sorgenti.
Come noto tutte le piante e gli animali sono fatti in gran parte di acqua. Nel corpo umano su 100 molecole ben 99 sono di acqua, di cui circa il 40% è una strana acqua plasmatica di recente scoperta, la cui formula è H3O2. Insomma siamo delle vere e proprie “gocce che camminano”, viviamo d’acqua e quando moriremo più che alla terra torneremo nell’immenso ciclo dell’acqua che silenziosamente, ma in costante movimento, avvolge il nostro Pianeta costituendone l’idrosfera. E per allora mi seccherebbe molto trovare, tra le mie molecole di H2O ormai disincarnate, frammenti di plastica o di altre schifezze.
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