Fossile significa in geologia, ogni resto, traccia o impronta di organismo animale, o vegetale, vissuto nel passato remoto della Terra e conservato nelle rocce sedimentarie. Alla stessa stregua, il fossile urbano è da intendersi ogni prodotto dell’attività dell’uomo nelle città contemporanee, resto o traccia della produzione e del consumo, che rimane intrappolato nell’asfalto, il “suolo” delle città.
E così, da un’idea condivisa dalla fotografa Francesca Cirilli e dai paleontologi Massimo Delfino e Francesca Lozar, in collaborazione con Marco Giardino di Progeo Piemonte, è nato il concorso fotografico Fossili Urbani, un progetto che ha avuto anche il patrocinio della Società Paleontologica Italiana e dal quale sono derivati anche una mostra itinerante – in scena al Muse di Trento fino al 29 febbraio – ed un catalogo.
Ma come è nata questa curiosa idea?
La fotografa Francesca Cirilli ce lo racconta così: «Stavo riflettendo su quanto noi umani lasciamo sul nostro cammino (in senso figurato) facendo paragoni con altri esseri viventi, mentre aspettavo un amico su un marciapiede romano. Nell’attesa, presa dai miei pensieri, camminavo su e giù giocando come da bambina, attenta a non mettere i piedi sui bordi delle mattonelle e sulle giunture tra diversi strati di asfalto.
– Ma che fai chinata a terra? – mi chiede l’amico arrivato nel frattempo – Avevo notato un bottone e un cerotto rimasti “intrappolati” nell’asfalto sotto i miei piedi e la cosa mi aveva incuriosito: ciò che lasciamo sul nostro cammino, e in questo caso non in senso figurato.
La risposta è uscita rapida, insieme alla nuova e personale definizione coniata sul momento: Ho trovato un “fossile urbano”!»
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