Sotto ogni punto di vista un’auto elettrica Tesla è un sogno di automobile: bella, confortevole e divertente da guidare. Ha prestazioni che superano molte auto sportive a combustione, elegante e lussuosa; è perfino amica dell’ambiente, perché non brucia combustibile.
Ma, come tutte le cose esclusive, costa molto.
Dagli 80 ai 100 mila dollari. Molto di più di quello che un cittadino americano, di una pur benestante classe media, possa permettersi per acquistare l’auto con cui andare al lavoro e spostarsi con la famiglia.
E per questo motivo, l’americano della classe media continua a comprare berline a benzina che, pur nelle versioni più accessoriate, costano meno di un terzo della Tesla; ma che inquinano.
Paradosso eco… fiscale
Ma sempre quel cittadino, con le sue tasse, paga una parte non indifferente dello scontrino staccato per la Tesla dal suo benestante acquirente.
C’è, innanzitutto, la detrazione dalle tasse di circa 7.500 dollari.
Poi ci sono gli incentivi statali (2.500 $ in California, 4.000 $ in Illinois).
Ma, soprattutto, si sommano i “carbon credits”, 68 milioni di dollari solo nell’ultimo quadrimestre. Tesla Motors, infatti, producendo solo vetture elettriche ha un surplus di “diritti di emissione” che, nel mercato dei certificati, devono essere acquistati dalle altre case automobilistiche che producono modelli di massa in gran parte a combustione, le quali quindi scaricano questo costo nel prezzo dell’auto del già citato cittadino.
Tirando le somme, con le tasse pagate da quei guidatori di classe media che vanno al lavoro con le loro berline a benzina inquinanti, anch’esse “di classe media”, si paga buona parte del costo di poche auto di lusso elettriche. E questo, oltre a non far bene alle tasche dei cittadini, non fa bene neppure all’ambiente.
Contro questo “paradosso morale” si stanno alzando numerose voci di protesta, tanto che alcuni Stati americani chiedono l’abrogazione dei sussidi per le auto elettriche di lusso.
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