La foto sembra fatta apposta per stupire e suscitare interrogativi. Di cosa si tratta? Di un’eruzione solare vista dal telescopio spaziale Hubble? Di un’immagine ravvicinata della massa plastica in movimento di una lampada a bolle? Di una pentola di pummarola ribollente fotografata con effetti stroboscopici da un esperto fotografo? Se avete pensato a una di queste risposte siete fuori strada. Dato, però, che questa rubrica parla di mare, la maggior parte di voi si starà chiedendo di quale creatura abissale si tratti. La risposta è presto data: è una stella rossa del Mediterraneo (Echinaster sepositus) ripresa al momento della riproduzione.
La più comune delle stelle dei nostri mari
La si può osservare da pochi decimetri fino a oltre 200 metri di profondità, su fondi di varia natura: rocciosi, sabbiosi o in mezzo alle praterie di posidonie.
Il suo riconoscimento è molto semplice. Il colore è inconfondibile così come la forma: cinque braccia (a volte 6 o 7 e, raramente, 4) a sezione quasi circolare e appuntite, che si dipartono da un corpo centrale piccolo. Se la sfiorate, sentirete un corpo leggermente viscido per la presenza di abbondante muco in cui si può avvertire la presenza di numerose granulazioni tali da rendere la stella un po’ ruvida. Rivoltando l’animale, si possono, invece, osservare i cosiddetti solchi ambulacrali cigliati che decorrono lungo le braccia e da cui spuntano i pedicelli. Si tratta di un sistema molto efficiente di ventose mediante le quali la stella fa presa sul substrato, anche il più accidentato e verticale, dove si muove grazie all’azione coordinata delle sue decine di pedicelli. Questa stella non è un predone vorace come altre specie che attaccano molluschi o altri invertebrati, ma si muove lentamente sul fondo cibandosi di spugne, vermi e detriti che veicola con le ciglia che rivestono i solchi ambulacrali fino alla bocca, posta sul lato inferiore al centro delle braccia.
Riproduzione in massa
La foto a cosa si riferisce esattamente? L’autore, Enrico Pati, l’ha scattata nei mari della Puglia in tarda estate, periodo in cui le stelle di mare rosse più facilmente si riproducono, nei giorni di luna piena e col mare liscio come l’olio. Chi si trovasse ad assistere a questo evento, vedrebbe le stelle che si sollevano sulle braccia mentre fuoriescono fluidi più o meno corposi dal loro corpo. I maschi emettono fiotti di spermatozoi sotto forma di un denso liquido giallastro mentre le femmine, come l’esemplare fotografato, emettono piccole sfere contenenti le uova di colore rosso scuro. La cosa curiosa è che il processo riguarda contemporaneamente tutte le stelle di una stessa zona. La sincronia è mediata probabilmente dalla secrezione di mediatori chimici che hanno l’effetto di coordinare l’emissione dei gameti simultaneamente. Entro 24 ore, dalle uova fecondate si sviluppano embrioni a forma di fagiolo allungato che si muovono per mezzo di ciglia e che, entro quattro giorni, sviluppano i primi abbozzi delle braccia. Entro una settimana la larva si porta sul fondo, da cui non si allontanerà più per tutta la sua esistenza, ed entro un mese circa i giovani assumeranno la forma definitiva di stella marina. E di simbolo del mare.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com