Il 2016 è stato un anno di buona produzione per il frumento, ma questo ha fatto crollare i prezzi sul mercato. Ottime rese e buona qualità non sono, infatti, i fattori che ne determinano il prezzo, che è il risultato della speculazione economica. Il paradosso è che al produttore il prezzo pagato per 14 kg di grano di ottima qualità corrisponde al costo di un solo chilo di pane comune, fatto con quella stessa farina.
«Così – commenta Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) – non si sta dando valore al cibo, ma si sta parlando, molto più semplicemente, di speculazione e meno sono gli attori in grado di intervenire, più alta è la possibilità di speculare. E, come al solito, si specula sulla pelle dei più deboli, aumentando la forbice tra i pochi ricchi e il crescente numero di poveri.
Sono lacrime di coccodrillo quelle versate dalle associazioni di categoria che hanno protestato per un simile scandalo; lacrime postume e tardive dopo aver accettato supinamente queste regole ed essersi appiattite su quel concetto di competitività, che riempie i documenti dei PSR (Programma di Sviluppo Rurale), europei, nazionali e regionali, senza mai essere realmente definito».
Le conseguenze per il grano biologico
Il Presidente di AIAB Vizioli è molto preoccupato per la grande differenza tra il prezzo del grano convenzionale e quello biologico.
«Siamo molto preoccupati prima di tutto per come si formano i prezzi: non sul valore del prodotto, non sul costo di produzione e, per quanto ci riguarda, non sul beneficio sociale che la collettività riceve da come è stato realizzato quel prodotto, tutelando salute dell’uomo e dell’ambiente.
Inoltre, siamo preoccupati per il rischio di nuovi scandali. Con un differenziale al quintale così alto tra convenzionale e biologico, 10 euro sul duro e circa 20 euro sul tenero, la tentazione di infilare del convenzionale nel circuito bio sarà ancora più forte. Su questo chiediamo agli organismi di controllo serietà e nessuna tolleranza; agli organi pubblici di vigilanza, un’azione di verifica pressante e, questa volta, nessun esame di riparazione per chi sbaglia. Serve poi che il Ministero imponga alle Regioni di svolgere quel ruolo di vigilanza sull’operato degli organismi di controllo, che solo in poche hanno fatto».
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