Vi raccontano quasi ovunque che Expo 2015 sarà un’occasione unica per rilanciare l’Italia e riprogettare Milano. Che sarà uno straordinario evento universale per dare visibilità alla tradizione, alla creatività e all’innovazione nel settore dell’alimentazione. Difatti lo slogan della manifestazione è ‘ Nutrire il Pianeta ’. Al centro dell’evento dovrebbe esserci il tema del diritto ad un’alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il mondo. Vi raccontano quasi ovunque tutto questo e molto altro ancora: che si è già ottenuto il record di adesioni, che sono previsti milioni di visitatori, che senza Expo 2015 saremmo destinati al declino.
Pochi, pochissimi stanno raccontando l’infamia di asfalto e cemento che ha trasformato Expo 2015 in una colossale operazione immobiliare. L’infernale cantiere di Porta Nuova, quello che ospita il grattacielo di Unicredit e il nuovo Palazzo della Regione e poi in mezzo una selva di palazzi di 30 e più piani, racconta in modo esemplare che Milano si è lasciata fregare con la favola dell’Expo. Venite a fare una passeggiata se non mi credete: vi mancheranno l’ossigeno e la prospettiva. Se alzate gli occhi, lo sguardo sbatte sui vetri. Perché Milano è piccola, stretta e congestionata. Nessuno, con una qualche conoscenza architettonica e urbanistica, avrebbe mai potuto pensare che all’interno di quel dedalo di vie si potesse costruire tanto. Intanto avanzano e si completano, pur tra mille difficoltà, anche gli altri cantieri, Fiera City, Santa Giulia e Porta Vittoria. E naturalmente quello immenso, racchiuso tra la linea ferroviaria dell’alta velocità, il polo fieristico di Rho-Pero, il tratto urbano della A4, la statale del Sempione e il cimitero Maggiore, dove sorgerà il sito espositivo. Sembra del tutto evidente che il piatto forte con cui la mente fervida degli organizzatori pensa di ‘ Nutrire il Pianeta ’ è a base di cemento, condito da asfalto e trivelle. Il tutto sapientemente miscelato da gru e ruspe.
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