Da qualche anno nella piccola baia sabbiosa di Santa Maria al Bagno (Lecce) un mattone forato, usato come peso per l’ancoraggio di un gavitello, ospita una specie che spesso non viene neanche considerata: il ghiozzo nero. Ogni tarda primavera un esemplare elegge il laterizio a sua dimora e vi abita fino all’autunno, quando le prime mareggiate lo inducono a cambiare residenza: dalla casa al mare a quella, chissà dove, in città…
Fin qui niente di anomalo. La cosa ha assunto caratteristiche di eccezionalità dal momento in cui, dal 2007 al 2010, il ghiozzo nero è stato sempre lo stesso. Me ne sono accorto perchè è lì che nuoto e ho imparato a riconoscerlo, tanto che un giorno decisi di andarlo a trovare in apnea. Fu amore (?) a prima vista. Istantaneamente mi salì sulle mani, esibendosi in mille evoluzioni e giravolte. Ritornato più volte con le bombole e in apnea, abbiamo instaurato una sorta di rapporto che mi ha lasciato sempre più sorpreso. Non l’ho mai cibato, non ho fatto nulla che potesse istintivamente fargli correlare la mia presenza a qualche forma di vantaggio. Semplicemente veniva verso di me e mi faceva le feste. Gli assegnai anche un nome, Enzino.
Per tre anni, quasi tutti i giorni, e più volte al giorno, lo andavo a trovare e lui mi aspettava, addirittura risalendo dal fondale… Poi, una terribile mattina di settembre, una libecciata come poche devastò la costa ed Enzino sparì. Quale dolore…
Di lì a poco, però, ne comparve un altro, molto più piccolo, che istantaneamente si mise a ripetere il comportamento di Enzino. Date le sue dimensioni contenute lo battezzai Otto, quasi fossero millimetri….
A novembre assistetti al nuovo dramma: una seppia lo catturò davanti a me e inutile risultò ogni tentativo per liberarlo.
Il maggio successivo, sempre nello stesso mattone, giunse Brunetto, che ripetè il medesimo comportamento di Enzino e di Otto. Chiamai a questo punto un mio carissimo Amico, Sandro Notarangelo, che realizzò il video che potete osservare e che testimonia quanto incredibile sia questo rapporto tra l’uomo e il ghiozzo nero. Oggi Brunetto non c’è più, ma il mattone resta ed è colonizzato, in questi giorni, da Pippo, l’ennesimo che perpetua questo rituale.
Molti gobidi dei mari caldi stringono relazioni con altre specie animali, ma mai avevo letto, o sentito, di una specie mediterranea che lo potesse fare addirittura con l’uomo…
A meno che nei suoi cromosomi e nella sua storia evolutiva non ci sia stato il tentativo di farlo con qualche essere umano e, quindi è “in cerca”.
Ciò che mi risulta molto strano è che, in qualunque altro punto del Mediterraneo, i ghiozzi neri fuggono una volta superata la distanza di sicurezza. Solo nella baia di Santa Maria ho l’onore e il privilegio di essere scelto come compagno di giochi e vi assicuro che un episodio come questo vi cambia il modo di intendere e rispettare la vita, a chiunque appartenga!
Giuseppe Piccioli Resta, Professore di Geografia e fotografo