All’età di sette anni il piccolo Edward O. Wilson, appassionato naturalista in erba, si ferì ad un occhio con la spina di un pesce che aveva appena pescato. Nonostante il dolore attese ore prima di farsi visitare, per non perdere neanche un minuto all’aria aperta. Il danno gli fece per sempre perdere la visione stereoscopica e il senso della profondità, lasciando però il suo occhio sinistro, quello sano, con una acutissima visione di 20/10: ciò lo rese particolarmente abile a distinguere i dettagli più microscopici. Se già tutto faceva prevedere che il piccolo Edward si sarebbe dedicato al microcosmo, la scoperta di un problema all’udito, che gli impediva di distinguere con chiarezza le frequenze alte, lo distolse per sempre dallo studio di mammiferi e uccelli.
Wilson era nato in Alabama nel 1929 e, con l’avvento della guerra, persino l’acciaio degli spilli cominciava a scarseggiare. La raccolta di mosche e farfalle diventò così problematica. Le formiche, invece, si potevano conservare tranquillamente in un barattolo.
Così un po’ per il caso, un po’ per la sua naturale propensione, il futuro del giovane Ed era già deciso: le piccole creature che brulicano ai nostri piedi sarebbero state il principale oggetto di studio della sua vita di ricercatore. E i risultati non tardarono certo ad arrivare: all’età di 13 anni Wilson divenne conosciuto negli ambienti accademici per essere stato il primo a riconoscere l’arrivo in Alabama di una pericolosa formica alloctona sudamericana.
Dopo il dottorato ad Harvard iniziò una brillante carriera di ricercatore che lo condusse in giro per il mondo alla ricerca delle sue amate formiche, e fu inoltre uno dei primi a studiare nel dettaglio la comunicazione chimica che regola il comportamento sociale degli insetti. Fu inoltre ideatore, insieme al matematico Robert MacArthur, della teoria della biogeografia delle isole, ambienti fragili e da tutelare con cura, e del termine biofilia, che indica la nostra naturale affinità col mondo naturale. Oggi è professore emerito ad Harvard, può vantare alcune decine di libri pubblicati, molti dei quali bestseller, due premi Pulitzer e una lista di riconoscimenti lunga qualche pagina. E tutto questo grazie a una spina nell’occhio.
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