Ci sono notizie che non vorremmo mai leggere e che invece si ripetono ogni anno identiche a se stesse nella loro gravità e nella loro tragicità. Al punto che non ne percepiamo più l’importanza. Al punto da divenire perfino grottesche.
L’edizione 2016 dell’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) conferma che nel nostro Paese si continua a consumare suolo.
L’avanzata della copertura artificiale del nostro territorio non conosce soste e tutti gli impegni – annunciati con buona o cattiva fede – per la difesa del paesaggio e la messa in sicurezza del territorio si sono rivelati di nuovo per quello che sono: frottole.
I dati raccontano un’Italia che non sa abbandonare la strada sbagliata: nel 2015 sono stati coperti oltre 21000 km2 di territorio. Inoltre il nostro Paese è al primo posto in Europa per perdita di suolo dovuta ad erosione idrica, con valori superiori a 8 tonnellate/ettaro per anno, contro la media europea di 2,5.
C’è poco da stupirsi poi se delle 900mila frane censite in Europa, 600mila, cioè due su tre (66%), sono in Italia, dove nel 2015 si sono registrate 12 vittime e 271 episodi.
Siamo ancorati a un’economia vecchia. L’espansione urbanistica e il proliferare di opere pubbliche sono ancora interpretati come strumenti per generare lavoro e recuperare risorse finanziarie. Nella gran parte dei Comuni persiste l’idea di finanziare i servizi pubblici con l’edilizia.
La valorizzazione del territorio è destinata a diventare una scelta obbligatoria. Sì, in qualche bel convegno e negli articoli di giornale, compresi i miei.
dati ispra