Un “beep” rimbomba nella sala d’attesa vuota della clinica veterinaria. “Ste, il caffè è pronto.. ma ci sei?” mi dice la mia collega Marta. Ero talmente assorto nei miei pensieri da non essermi reso conto che il caffè della macchinetta fosse pronto. “Se non ci fossi tu Marta…” scherzo io sorseggiando il mio caffè macchiato al ginseng. Dopo una serie di visite senza sosta, io e la mia collega ci stiamo godendo una meritata pausa. Ma è stato un break molto rapido perché ho giusto il tempo di finire il caffè che suona di nuovo il citofono della clinica. “Vado io!” dico alla mia collega dirigendomi verso la porta.
Apro e mi trovo davanti una signora sulla cinquantina, distinta e, tutto sommato, una bella donna. Con una mano sorregge un trasportino color arancio da cui spunta un animale dal pelo marrone e bianco. Dopo averle chiesto cosa succede, mi dice che Stich, il suo coniglio ariete tutto pelo, a detta sua, ha il mal di pancia da un paio di giorni. Andiamo in sala visita e, mentre sto visitando il lagomorfo, si apre improvvisamente la porta della stanza.
Aspettandomi di vedere la mia collega Marta, rimango un attimo sorpreso quando vedo invece sbucare dalla porta le teste di due bambine, probabilmente due sorelle data la forte somiglianza. Io, con ancora il fonendoscopio in mano, e la proprietaria di Stich ci voltiamo verso di loro, incuriositi. Non faccio in tempo a dire qualcosa che la bambina più alta tra le due, che avrà avuto sette anni più o meno, dice alla sorella minore “Guarda Sofia, il dottore sta visitando una medusa”.
Non sapevo se ridere o piangere.
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