Sono passati più di 10 anni da quando Rob Stewart ha mostrato al pubblico con il film “Sharkwater” (2006) la realtà che si cela dietro la pesca illegale degli squali. Si ritiene che questo documentario abbia avviato su molti fronti la lotta contro il prelievo illegale di questi animali. Più di 80 milioni di squali vengono uccisi ogni anno per alimentare il mercato del pesce e della zuppa fatta con le loro pinne. Il più recente report della FAO (2015) colloca l’Italia al terzo posto nell’importazione mondiale di carne di squalo che viene ancora venduto utilizzando nomi che la maggior parte dei consumatori non riconduce a quei pesci. Smeriglio, spinarolo, palombo, gattuccio, vitello di mare, asià…
La morte di Rob Stewart , avvenuta a seguito di un’immersione in Florida, ha scaturito molto dolore nel mondo dell’attivismo. La lettera del Capitano Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd Conservation, che vi propongo qui di seguito, riflette pienamente l’impegno che Rob Stewart ha dedicato durante la sua esistenza alla conservazione e alla protezione dei nostri mari:
«A 22 anni Rob Stewart era un uomo giovane ed energico che aveva già compreso la potenza della macchina fotografica e che nel 2002 ha iniziato il suo viaggio per cambiare il mondo.
E ci è riuscito.
Con il pluripremiato film “Sharkwater”, Rob ha effettivamente cambiato il mondo. È riuscito a pulire la reputazione degli squali da animali assetati di sangue ad animali aggraziati e meritevoli di rispetto ed empatia.
Rob era un uomo appassionato di squali. Li considerava degli animali senzienti, la cui esistenza contribuisce ad un delicato equilibrio dell’ecosistema marino. La sua passione ha mostrato la vera natura degli squali.
Quando Rob è salito sulla mia nave canadese “Ocean Warrior” abbiamo esplorato le acque una volta ricche di squali nelle isole paradisiache delle Galapagos.
Nonostante gli innumerevoli ostacoli, insieme abbiamo trovato gli squali e insieme abbiamo affrontato le difficoltà nel confrontarci con i bracconieri di pinne di squalo. Siamo stati arrestati insieme per essere intervenuti denunciando questi crimini in un paese dove solo legalmente non perseguibili.
Rob è stato capace di porre in contrasto la bellezza di questi animali e l’orrore che si prova davanti ad un corpo senza pinne abbandonato sul fondo del mare; un corpo trascinato dalla corrente senza speranza, i cui occhi ci permettono per un attimo di carpire il dolore di una specie che si sta lentamente avvicinando all’estinzione.
Rob una volta mi ha detto che era cosciente della pericolosità del suo lavoro, ma che la possibilità di essere ucciso da uno squalo era l’ultima delle sue paure. L’immagine di Rob che abbraccia un grande squalo è stata rivoluzionaria e ha cambiato profondamente la percezione delle persone riguardo a questi animali.
Oltre ad essere un esperto biologo marino, Rob possedeva le quattro virtù più importanti: passione, empatia, coraggio e immaginazione. Ha avuto il coraggio di seguire la sua passione con la sua profonda empatia e ha avuto l’immaginazione di trasformare il centro del suo lavoro usando una macchina fotografica, riuscendo a far cambiare idea a decine di milioni di persone nel mondo.
Rob è mancato mentre faceva ciò che amava. Ha rischiato. Tre immersioni profonde in un giorno utilizzando un metodo di immersione chiamato “rebreather” che permette il ricircolo dell’aria e quindi evita la produzione di bolle, un oggetto potenzialmente pericoloso. Questi strumenti, anche nelle mani più esperte come quelle di Rob sono imprevedibili. Alcune persone si sono domandate per quale motivo Rob avesse scelto questo tipo di attrezzatura. La risposta è che quest’ultima non producendo bolle (come un normale respiratore) gli avrebbe permesso di avvicinarsi maggiormente agli squali che sono facilmente spaventati dai movimenti estranei. Gli avrebbe permesso di essere parte del loro branco invece che un invasore dei loro spazi.
Rob Stewart è stato un educatore incredibile, in grado di adottare uno spirito di vita come il Capitano Jacques Costeau. È stato in grado di portare in superficie l’ignoto reame marino e di confrontarci direttamente con la vera natura degli squali. Le sue azioni sono state eroiche, non solo quelle di aver prodotto un documentario in grado di mostrare la realtà, ma ancora di più per aver difeso degli animali, la cui reputazione è stata negativa per decenni”.
Le parole del Capitano Paul Watson trasmettono la passione e la forza di un uomo che, a soli 37 anni, se n’è andato. Un’ispirazione per molti che si spera sarà d’esempio per gli anni avvenire.
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