33.540 rifiuti spiaggiati, di cui circa l’80% di dimensione inferiore ai 25 cm. Una media di 714 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia in tutta l’area indagata.
Sono questi i dati emersi dall’indagine eseguita da Legambiente anche grazie al contributo di Cial, Novamont e Virosac. Il lavoro è stata svolto dai volontari dell’associazione nel corso di questo mese di maggio e ha preso in esame 47 spiagge italiane, monitorando complessivamente un’area di 106.245 mq.
La “regina” indiscussa si conferma sempre, anno dopo anno, la plastica: è presente nel 76% degli oggetti catalogati.
Il 30% dei rifiuti raccolti è costituito da oggetti per il packaging, di cui il 26% da imballaggi e involucri alimentari (ad es. bottiglie, contenitori, stoviglie) e il 4% da packaging non alimentare (es, scatole e teli). Al secondo posto di questo inglorioso podio troviamo i rifiuti da mancata depurazione (cotton fioc in primis, ma anche blister dei medicinali e deodoranti per wc, ad esempio), al terzo quelli derivanti dal fumo (mozziconi di sigaretta, pacchetti vuoti e accendini). Più di 2000 i rifiuti legati al settore pesca (in particolare reti e “calze” da mitili) con il 6% e con il 3% troviamo la categoria degli inerti e materiali da costruzione abbandonati sulle spiagge.
Le spiagge peggiori sono quelle di Coccia di Morto a Fiumicino (RM), vicino alla foce del Tevere, e Olivella nel comune di Santa Flavia (PA). Sul litorale romano, Legambiente ha trovato oltre 5500 rifiuti in soli 100 metri.
A farne le spese sono soprattutto gli animali: tartarughe marine, uccelli e mammiferi spesso si ritrovano intrappolati nelle reti da pesca oppure ingeriscono le microplastiche scambiandole per cibo. Enormi sono anche i danni economici: il costo totale stimato per la pulizia di tutte le spiagge dell’Unione Europea è pari a 411,75 milioni di Euro.
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