L’ultimo caso, in ordine di tempo, arriva dal Libano: sulle spiagge della capitale Beirut l’attrazione, suo malgrado, è stata una tartaruga Caretta caretta. L’animale, secondo quanto riportato da alcuni testimoni, è stato volontariamente prelevato dall’acqua da alcuni adulti con scopo di permettere ai bambini di scattare alcune foto. Poi, come ricompensa, è stato preso a bastonate.
Le immagini mostrano bimbi sorridenti che posano in piedi sul carapace della tartaruga e gli adulti che con gli smartphone scattano foto. Per i più piccoli, trovarsi così vicini ad un animale tanto insolito è senza dubbio elettrizzante.
Ma è davvero necessario? Non dovrebbe essere premura dei genitori insegnare che gli animali vanno, prima di tutto, rispettati e che non sono pupazzi coi quali scattare qualche fotografia o, peggio ancora, sui quali infierire con crudeltà?
«La tartaruga ha subìto anche danni fisici – ha spiegato Jason Mier, direttore dell’associazione Animal Lebanon -. Probabilmente è stata picchiata con un bastone, e questo le ha causato danni alla parete cranica. Fortunatamente, alcuni presenti hanno capito la gravità di quanto stava accadendo e hanno immediatamente avvertito chi di competenza. L’animale sarà ora sottoposto alle cure veterinarie del caso e speriamo che possa tornare in mare quanto prima».
In Liguria parte la campagna «Secchiello stop»
Proprio per sensibilizzare genitori e bambini al rispetto degli animali marini, anche durante i momenti di gioco in mare e sulla spiaggia, è nata la campagna «Secchiello stop», promossa dal Lions club di Diano Marina.
Basta, quindi, ai piccoli pesciolini o ai granchi raccolti coi secchielli e lasciati morire sotto la canicola oppure sepolti vivi sotto alla sabbia.
«Questa campagna – ha spiegato Giovanna Giordano, presidente del Lions Diano Marina e promotrice dell’iniziativa – non è solo un modo per sensibilizzarci nei confronti dell’ambiente marino. Certamente dobbiamo imparare che un granchio o una patella hanno la stessa utilità e dignità di una farfalla o di un uccellino: non permetteremmo mai ai nostri figli di giocare con una farfalla per poi lasciarla morire dentro ad una scatola, né faremmo fare una fine così atroce a una lucertola o ad un uccellino. Dobbiamo, quindi, portare per il mare almeno lo stesso rispetto che portiamo per la terra. La campagna ha anche l’obiettivo di insegnarci il rispetto, a tutto tondo, partendo dai piccoli animali del mare per finire a noi stessi, all’umanità e alla sua biodiversità».
L’iniziativa ha ottenuto il plauso anche di alcuni biologi marini. «Tutti, quando eravamo piccoli abbiamo preso un granchio con il retino oppure staccato una patella dal suo scoglio o sotterrato una medusa pensando fosse stata proprio quella ad averci punto – ha detto la biologa Monica Previati –. Lo abbiamo fatto noi e ora lo facciamo fare ai nostri figli, pensando che sia divertente per loro e che, soprattutto, non abbia conseguenze sull’ambiente. Invece ci sbagliamo: questo nostro comportamento ha conseguenze molto gravi ed è principalmente una questione di numeri. Il prelievo degli individui più grandi di Patella ferruginea, che sono femmine adulte sulla cui conchiglia di frequente vivono i piccoli che vengono uccisi con la raccolta della madre, ha aggravato drammaticamente i risultati negativi di una raccolta eccessiva e incontrollata. Ma gli esempi sono molti altri: basta portare quelli del dattero di mare e dei cavallucci marini, tutti animali un tempo comuni e oggi a rischio di estinzione perché commestibili o semplicemente perché belli da collezionare. Il problema sta quindi nei numeri: se tutti i bambini e i ragazzi e gli adulti, che ogni estate trascorrono le vacanze lungo le coste italiane, prendessero anche solo un piccolo animale al giorno, centinaia di migliaia di esemplari verrebbero uccisi per niente, solo per poter far trascorrere mezz’ora di gioco ai nostri figli e di relax a noi».
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com