“Ti sogno California” cantavano i Dik Dik nel lontano 1966. Un sogno, quella della California, che ha accompagnato più generazioni. È il Paese della libertà, degli spazi infiniti, delle mille possibilità. The Golden State, in America lo chiamano così. Il giovane Stato della California rappresenta nell’immaginario di molti l’ultima frontiera del sogno americano. Il Parco di Yosemite con le sue imponenti rocce granitiche e le sequoie giganti, la magia di San Francisco, Big Sur, Monterey, Carmel e Santa Barbara, i vigneti di Napa Valley e Sonoma Valley, il deserto infuocato della Death Valley, le celeberrime spiagge di Malibù, Santa Monica e Venice, e poi giù, Long Beach, l’aristocratica Newport Beach, fino alle grotte di La Jolla, dove si può nuotare con le foche, e San Diego. E ancora, la Silicon Valley, Hollywood, Disneyland. I simboli dello Stato più ricco e più bello d’America.
Certo, ci sono anche migliaia di homeless che vagano per le strade, un tasso di criminalità in alcune città che è tra i più alti del mondo, il dramma dei lavoratori clandestini messicani che quotidianamente lottano per varcare il confine con la vicina terra promessa. I problemi non sono mai mancati, neppure in California. Tanto per ricordare che la perfezione non esiste.
Ma da qualche tempo lo Stato dell’Oro si trova ad affrontare una minaccia ancora maggiore. Ne abbiamo già parlato a marzo sul nostro Blog della terribile ondata di siccità che sta mettendo in ginocchio diversi settori dell’economia. La mancanza di piogge perdura ormai da mesi. Interessa anche Nevada, Oregon, Arizona, New Mexico, Oklahoma e Texas. Ma è soprattutto in California che si parla di “siccità eccezionale”, il livello più alto del fenomeno dopo lo stato di “grave siccità”.
I corsi d’acqua e i laghi si stanno restringendo ai minimi termini, i bacini idrici artificiali sono messi a dura prova dai massicci prelievi per usi industriali, agricoli e anche domestici. Un autentico dramma per contadini e allevatori. Lo scorso 5 aprile il New York Times ha pubblicato un lungo articolo in cui la siccità che minaccia la California è stata raccontata come l’inevitabile conseguenza di una crescita sfrenata cavalcata per decenni contro i limiti della natura. Ora ambizioni e sogni, denaro e potere si scontrano contro una triste realtà, che assomiglia sempre più a un cambiamento permanente nel clima, piuttosto che a una siccità ciclica particolarmente grave.
Questo Stato è sopravvissuto a molte catastrofi ed è abituato a sfidare i profeti di sventura che hanno regolarmente proclamato la morte del “sogno California”: terremoti, una violenta crisi energetica e, più recentemente, un crollo finanziario che ha costretto a tagli profondi della spesa. Eppure l’economia è tornata ancora fiorente, la popolazione è in crescita, il bilancio dello Stato è in attivo e numerose gru punteggiano la skyline di Los Angeles e San Francisco.
Ma ora perfino i più grandi (ciechi?) sostenitori della crescita illimitata cominciano a domandarsi se la gravità di questa siccità, giunta ormai al quarto anno, non costringerà la California a cambiare il suo modello di sviluppo. Come può continuare ad essere la terra dell’alta tecnologia, del divertimento e del glamour se alla gente è vietato di fare la doccia per più di cinque minuti e le famiglie avranno problemi a pagare le salatissime bollette dell’acqua?
A Palm Springs, in mezzo al deserto, l’uso quotidiano di acqua pro capite è di 760 litri, più del doppio della media dello Stato, che è già un valore ragguardevole; per capirci, in Italia il consumo medio pro capite è di 215 litri al giorno, e neppure noi siamo un esempio virtuoso; sono invece 10 i litri consumati quotidianamente da ciascun abitante in Madagascar.
I rimedi proposti dal governatore Jerry Brown per frenare l’emergenza diventeranno probabilmente misure strutturali e le restrizioni che via via si stanno adottando un po’ in tutte le città dello Stato forse segneranno l’inizio di nuove pratiche e nuovi stili di vita. Il monito che questa siccità invia a tutto il mondo appare chiaro: nel Golden State, non nella disastrata Africa sub-sahariana o in Afghanistan, l’umanità sta sperimentando i limiti dello sviluppo. La grande sete della California ha messo a nudo contraddizioni profonde.
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