Dopo i primi due mesi del 2015 Milano ha già esaurito il bonus dei 35 giorni l’anno consentiti dall’Unione europea per sforare la soglia del Pm10 nell’aria, le polveri sottili. Il 35esimo giorno dall’inizio dell’anno è stato toccato lo scorso 1 marzo. Giorno in cui la centralina Verziere dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) ha registrato una media giornaliera di 54 microgrammi di Pm10; era andata ancora peggio il giorno precedente, 63 microgrammi per metro cubo. La media delle concentrazioni è stata di 56 microgrammi contro i 40 stabiliti dall’Europa come limite massimo.
Ne avete sentito parlare? Probabilmente no. Lo stato dell’aria a Milano non fa più notizia. Le domeniche ecologiche, le lenzuola bianche appese alle finestre, i titoloni dei giornali sono solo lontani ricordi. Nella città che si appresta ad accogliere l’Expo tutto deve essere sfavillante, dunque a pochi piace ricordare che si è compiuto un salto nel passato e si è tornati ai livelli di inquinamento critici. Era andata meglio lo scorso anno, ma solo grazie alle abbondanti piogge che ripulirono l’aria.
Eppure uno studio pubblicato da Lancet Oncology nell’estate di due anni fa non lascia più spazio a dubbi: ogni incremento di 10 microgrammi di Pm10 per metro cubo presenti nell’aria aumenta il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. La ricerca ha dimostrato inoltre che non basta mantenersi al di sotto dei valori soglia previsti dalle attuali normative della Comunità europea in vigore dal 2010 (particolato al di sotto dei 40 microgrammi per metro cubo per i Pm10 e dei 20 microgrammi per i Pm2.5). Anche rispettando i limiti di legge, non si esclude del tutto il rischio di tumore al polmone, hanno precisato gli scienziati, poiché l’effetto è presente anche al di sotto di questi valori.
Cosa succederà ora che Milano ha sforato il tetto dei 35 giorni annui? La città è ufficialmente fuorilegge: il rischio, come già avvenuto, è quello di incappare in procedure di infrazione e multe. C’è un altro rischio, che pochi ne parlino. Peggio, che nessuno faccia niente. Con buona pace della salute dei cittadini, della mobilità sostenibile e altri bla bla.
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