Il nome sembra evocare un luogo pacifico e sicuro. Eppure, nelle gabbie del Xiongshen Tiger and Bear Mountain Village centinaia di tigri sono segregate in condizioni bestiali. Siamo nella città di Guilin, nella Cina Meridionale. In questo terrificante allevamento i maestosi felini sono rinchiusi in piccole gabbie dalle sbarre arrugginite. Le immagini mostrano i corpi scheletrici delle tigri, malnutrite e maltrattate.
Scene intollerabili, ma che – nel Sud Est Asiatico – non sono una novità.
Nonostante le proteste e lo sdegno della comunità internazionale, niente sembra voler arrestare il mercato del tiger wine, il vino prodotto con le ossa di tigri.
E gli animali rinchiusi nell’allevamento lager di Guilin sono destinati proprio a questo.
Il vino di tigre, infatti, in Cina gode di grandissima popolarità. Il processo di produzione di questa bevanda alcolica può richiedere anche otto anni. Le ossa delle tigri vengono lasciate in infusione in un miscuglio di erbe, che spesso prevede anche l’aggiunta di estratti di serpente. A questa bevanda la tradizione popolare attribuisce proprietà rinvigorenti e afrodisiache. Un vero e proprio elisir, che sul mercato viene venduto anche a 500€ a bottiglia e la cui popolarità sarebbe addirittura in crescita, tanto che anche gli stati del Laos e del Vietnam parrebbero interessati a entrare in questo business, minando la sopravvivenza di una specie, quella della tigre, già fortemente minacciata.
Poche tutele per gli animali
Per chiedere che questo orrore venga fermato è stata lanciata anche una petizione. Tuttavia, sembra difficile cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica in un paese in cui la fauna e l’ambiente godono di tutele pressoché inesistenti. A causa della pressione internazionale, il Governo parrebbe intenzionato ad aggiornare la Law on the Protection of Wildlife, legge che risale al 1989.
Resta tuttavia da capire se la popolazione sarà disposta a lasciarsi alle spalle le vecchie tradizioni.
Potrebbe interessarti anche: La vergogna delle tiger farm, dove le tigri vengono allevate per essere uccise
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com