È un paesaggio unico al mondo, quello di Ulakhan-Sis. Qui, nel cuore della tundra siberiana, i monoliti di granito si stagliano nel cielo per oltre 20 metri. Uno spettacolo senza eguali e un sito – scoperto solo recentemente – che ha ancora molto da svelare.
Le prime immagini del luogo sono state catturate lo scorso anno dal fotografo naturalista e biologo Alexander Krivoshapkin. La scoperta è avvenuta in modo del tutto fortuito: il biologo stata sorvolando con un elicottero la zona per documentare lo stato di conservazione delle renne. È bastato poco, però, per comprendere che quei monoliti rappresentavano qualcosa di unico e ancora sconosciuto.
Da qui la scelta, qualche mese più tardi, di recarsi sul luogo con il fotografo russo Segey Karpukhin per documentare il sito per la prima volta.
«Sono subito stato colpito dal fascino di queste strutture – ha spiegato Krivoshapkin –. Nel mezzo della tundra, in uno scenario piatto e desolato, si stagliano questi monoliti di granito che sembrano soldati in marcia. Qualcosa mi spinge a pensare che in tutto ciò ci sia la mano dell’uomo».
La verità sui monoliti
Le strutture vengono chiamate “kisilyakhi“, termine che deriva dalla parola kisi e che, nella lingua Yakut, significa “uomo”.
Ma cosa sono, in realtà, le pietre di Ulakhan-Sis? Dietro c’è d’avvero la mano dell’uomo come ipotizzato dal biologo che per primo le ha documentate? Ad oggi, è ancora presto per formulare un’ipotesi definitiva. I due fotografi hanno fatto sapere che intendono lanciare a breve un’operazione di crowdfunding per finanziare le ricerche.
Le ipotesi avanzate finora sono discordanti. Per alcuni, quelle pietre hanno una chiara valenza simbolica e sarebbero state erette da un’antica civiltà. Secondo altri, invece, questo spettacolo sarebbe tutta opera della natura. La neve e gli eventi atmosferici avrebbero plasmato le rocce di granito, dando loro questo misterioso aspetto.
Foto Gallery
foto Sergey Karpukhhin ©
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com