«Un fantasma si aggira fra gli abitanti del mondo liquido-moderno e fra tutte le loro fatiche e creazioni: il fantasma dell’esubero».
Così Zygmunt Bauman in “Vite di scarto” (Laterza, 2007).
Con l’approssimarsi del Natale consiglio di leggere il più acuto studioso della società postmoderna. Nessuno meglio di lui ha saputo interpretare l’attuale sistema economico-industriale, ideato in modo tale che i desideri non abbiano mai fine per evitare la stagnazione del mercato. Questo, in estrema sintesi, è il nervo centrale del pensiero di Bauman.
L’autore di “Consumo, dunque sono” e di “Homo consumens. Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi” parla senza mezzi termini di una società che fa del consumo la chiave di volta della realtà. Perfino la formazione dell’identità dipende da ciò che si consuma e tutto viene trasformato in merce.
Oggi l’uomo vive fra le pieghe di una vita frenetica e vuota, diventando l’attore inconsapevole di una farsa grottesca per conquistare visibilità. Secondo il sociologo e filosofo polacco, la modernità liquida nella quale siamo immersi è frutto di una civiltà dell’eccesso e dello scarto. «Consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio. È una guerra silenziosa e la stiamo perdendo».
Ricordiamocene nelle prossime settimane.
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