Il territorio italiano è costellato da una moltitudine di piccole comunità, diverse per lingue, culture e tradizioni. Ognuna di queste ha maturato un certo tipo di isolamento, frutto anche di scelte matrimoniali, che nel corso della storia hanno rafforzato o indebolito le barriere riproduttive e le identità culturali locali.
Esplorare la diversità genomica di queste realtà, per tracciare una storia dell’Italia differente, è proprio l’obiettivo che si è posto un progetto del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, finanziato dalla National Geographic Society.
Isolati ma non troppo
Tra gli elementi di novità dello studio ci sono proprio i diversi gradi di isolamento prodotti, nel corso dei secoli, dall’interazione tra i gruppi e dal contesto culturale.
«Ci sono gli esempi dei Ladini della Lessinia o degli Arbëreshë della Sicilia – ha spiegato Segio Tofanelli, responsabile scientifico dello studio –. In questo caso, ad una radicata identità linguistica si accompagna un profilo genomico difficilmente distinguibile da quello delle popolazioni limitrofe».
All’estremo opposto, c’è il caso dei due paesi alpini di Sauris e Sappada, in provincia di Udine, che se da un lato condividono la matrice linguistica derivata dal tedesco medievale delle loro origini, dall’altro presentano una divergenza genomica inaspettatamente alta.
Il progetto coinvolge altre quattro università italiane: La Sapienza di Roma e le Università di Bologna, Cagliari e Sassari.
«Il punto di forza di questo studio è quello di aver potuto coniugare le innovazioni tecnologiche, che permettono analisi di varianti informative estese a tutto il genoma umano, con criteri di campionamento selettivi di cui i cittadini sono stati resi parte attiva e consapevole», ha concluso il ricercatore.
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