È possibile vivere producendo in due anni una quantità di rifiuti che sta in un pugno?
Quello che a molti sembra un’utopia, per il movimento zero waste è una regola: non gettare via niente, vivendo in maniera più consapevole, risparmiando denaro e guadagnandoci in salute.
Nata un paio di anni fa negli Stati Uniti, la filosofia zero waste ha raggiunto nel giro di poco grandissima popolarità. Merito anche del blog Trash is for tossers, lanciato dalla giovane Lauren Singer, che mostra, passo dopo passo, come fare per abbandonare le vecchie abitudini e vivere senza gettare via niente, minimizzando l’impatto di ciascuno sull’ambiente.
Parola d’ordine: auto produzione
Anche i prodotti più naturali quasi sempre si portano con sé imballaggi di plastica e cartone che dovranno poi essere smaltiti.
La prima regola del movimento zero waste è quella di auto produrre quanto più possibile: dal cibo ai prodotti per la cura della persona e della casa tutto – o quasi – può essere fatto da sé, minimizzando i costi e gli sprechi. Gli ingredienti, neppure a dirlo, possono essere acquistati sfusi e riposti in contenitori di vetro. Perché la plastica, in tutte le sue declinazioni, è bandita: vetro, legno, acciaio e fibre naturali sono da privilegiare.
Sul mercato, forti anche della spinta del movimento, hanno iniziato a comparire alcuni oggetti che sostituiscono gli articoli in plastica imprescindibili. Come gli spazzolini da denti in bambù e fibre naturali, che una volta utilizzati possono essere compostati.
Per quanto riguarda gli acquisti, che si tratti di vestiti o accessori high tech, la soluzione è quella di comprare oggetti di seconda mano.
Tanti pro ma anche (qualche) contro
Il risparmio economico è solo uno dei vantaggi che il movimento zero waste promuove.
La maggiore consapevolezza delle scelte – privilegiando la qualità alla quantità – e l’attenzione alla nostra impronta ecologica sul Pianeta sono le ragioni per cui si dovrebbe scegliere di condurre una vita senza rifiuti.
È innegabile, tuttavia, che non manchino alcuni contro. Su tutti la necessità di avere sempre con sé, quando si esce o si viaggia, gli strumenti necessari per una vita zero waste come, ad esempio, i barattoli di vetro e le cannucce di metallo.
Infine, ci sono alcuni rifiuti considerati inevitabili come i biglietti e gli scontrini.
E in Italia?
Lo stile di vita zero waste ha cominciato a diffondersi anche nel nostro Paese, tra curiosità e perplessità oggettive.
Risulta, infatti, ancora difficile trovare negozi che vendano cibo sfuso, se non nelle grandi città e i materiali surrogati della plastica sono costosi e poco reperibili.
Ma la difficoltà più grande resta quella legata alle proprie abitudini: chi è davvero disposto a rinunciare alla comodità in favore di uno stile di vita davvero ecosostenibile?